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La scelta del monaco: Matthieu Ricard (di Clara Tozzi)

La scelta del monaco: Matthieu Ricard

 

di Clara Tozzi

(pubblicato sul n. 7 di Albatros – aprile 2009)

 

Un paio d’anni fa apparve su molte riviste il nome Matthieu Ricard, monaco tibetano di origini francesi, consigliere del Dalai Lama da molti anni, per via della pubblicazione di alcuni risultati di una ricerca sulla plasticità della mente che sta portando avanti un’Università americana, il laboratorio di Neuroscienze affettive del Wisconsin. Sono partiti individuando e misurando l’attività cerebrale mentre delle persone provano stati come la paura, l’ansia, la tristezza, il dolore e poi il piacere e la felicità, verificando un lavoro molto diverso sul lato destro e sul lato sinistro della corteccia durante la sperimentazione degli stati piacevoli (area sinistra)  e degli stati più difficoltosi (area destra). Negli ultimi anni hanno chiesto ed ottenuto la collaborazione del Dalai Lama in persona e di alcuni monaci tibetani, scoprendo che il livello di emozioni positive a cui loro sono in grado di accedere durante la meditazione è incredibilmente più elevato rispetto a quello a cui arrivano gli altri. Se la misurazione del livello medio della “felicità” (ottenuta dal rapporto tra le due diverse aree cerebrali) può oscillare tra valori che vanno da + 3 (in presenza di profonda infelicità) a – 3 (in presenza di vette raggiunte durante la fase di innamoramento, oppure in seguito alla nascita di un figlio desiderato…), il cervello di Matthieu Ricard ha fatto registrare, durante le fasi contemplative, il valore – 45, a causa di un’attività eccezionalmente alta del lato sinistro della sua corteccia. Da qui è partita la definizione di “uomo più felice del pianeta”, che ha portato ai titoli apparsi su quotidiani e riviste di tutto il mondo….

Ovviamente le parole di Ricard sono meno sensazionalistiche, ma portano comunque ad un concetto: ogni persona può utilizzare la capacità plastica cerebrale per ottenere un potente miglioramento del rapporto con le proprie emozioni, ma ci vuole un grandissimo impegno, un lavoro fatto di fatica e di tenacia, di tempo e di dedizione.

Mi sono soffermata allora sul suo tema spinta da  un grande interesse, dovuto in parte al fatto che si tratta di una persona appartenente alla nostra cultura, anche se ha esplorato una via orientale, e la sua derivazione permette forse di comprendere meglio il percorso che l’ha portato a divenire quello che è oggi. Matthieu Ricard è vissuto in un ambiente familiare colto e di impostazione laica, la madre era una pittrice francese, il padre un noto intellettuale e filosofo, scrittore di successo; dopo il liceo scelse di proseguire gli studi dedicandosi alla biologia molecolare, con risultati particolarmente brillanti, che lo portarono ad affiancare il premio Nobel Jacob e poi ad ottenere la libera docenza nel 1972, anno in cui avrebbe avuto la possibilità di cominciare ad insegnare negli Stati Uniti. Ma proprio in quel momento fece la scelta della sua vita: abbandonò tutto e si trasferì in Asia, al seguito di un maestro buddista tibetano di cui divenne discepolo, intraprendendo un percorso che l’avrebbe portato a diventare a sua volta monaco.

 

Ricard è nato a Aix les Bains, in Francia, il 15 febbraio 1946, alle 16.20 (fonte: Grazia Bordoni). Il suo Sole in Acquario è quindi in VII casa opposto ad una Luna in Leone in I, segno in cui si trova anche l’ascendente, con Plutone strettamente congiunto. Tantissima forza elementale aria (ben sei pianeti) ed una mancanza di terra ci spianano la strada all’idea di una personalità idealista, dalla mente lucida e dalla forte razionalità, in grande difficoltà con le parti più istintive appartenenti agli esseri umani…ed anche con le proprie, naturalmente. L’opposizione Sole-Luna, sempre lacerante, ci descrive quindi l’inconciliabilità iniziale tra due parti al suo interno, quella più focosa ed intensa leonina, fortemente inquinata dalle oscure tonalità plutoniane, e quella più distaccata e mentale acquariana, con le sue aspirazioni ad una perfezione ideale. Inoltre il Sole Acquario, governato da Urano, è congiunto a Venere ed a Mercurio, riunendo a sé i signori degli altri due segni d’aria, la Bilancia ed i Gemelli, sottolineando così il grande progetto di comunicazione ma anche la difficoltà a rapportarsi con il mondo emotivo ed istintivo, come se ci fosse in atto una battaglia tra il cuore e la testa, che in definitiva possiamo leggere anche come un compito interiore di far comunicare tra loro la parte lunare e quella solare, simbolo di un’eredità genitoriale già portatrice di un profondo conflitto. Il suo grande amore per la libertà quindi non è solo un ideale da conquistare all’esterno ma anche dentro di sé, per non essere più incatenato a dinamiche compulsive in grado di tenere in scacco la sua vita, per non essere schiavo di emozioni negative. La sfida era quella di raggiungere questo obiettivo senza rinunciare al cuore, diventando cioè più distaccato ma rimanendo nello stesso tempo in contatto con il calore, la gioia, la capacità di essere generoso che la sua parte leone poteva regalargli, assicurata anche dal contributo di Giove.

L’analisi di Marte diventa decisiva, in un tema del genere, e non ci si stupisce a vederlo congiunto a Saturno, tra l’altro retrogrado, in Cancro ed in casa XII, quadrato a Nettuno: piuttosto schiacciato nella prima parte della vita, ipercontrollato, ma poi capace di cercare e di trovare attraverso l’autodisciplina una via “diversa” per esprimere la sua forza, con un potenziale enorme di determinazione e di padronanza di sé.

 

Il viaggio

 

Verso la fine del ’66, appena ventenne,  Ricard fa un viaggio in India, attratto dalle grandi suggestioni che gli avevano provocato alcuni filmati che aveva visto, che mostravano alcuni maestri spirituali che erano arrivati in India, fuggiti da un Tibet che era stato da poco invaso dai Cinesi (nel 1959). Scrive: “Essi corrispondevano all’ideale del santo, dell’essere perfetto, del saggio, una categoria di individui di cui, a quanto pare, non si trova più l’uguale in occidente (…). E io mi dicevo << Se è possibile raggiungere la perfezione sul piano umano, allora deve essere quella>>”.

Torna a casa molto colpito da quanto aveva visto e vissuto,  ma si immerge comunque di nuovo nella sua realtà fatta di studi scientifici.  Di quegli anni, fatti di grande impegno intellettuale, ricorda anche la delusione che gli proveniva da quanto vedeva nelle tante persone geniali in qualche campo che aveva l’opportunità di conoscere attraverso i contatti dei genitori o del suo professore all’Università. Incontrava grandi filosofi, artisti di successo, scienziati di chiara fama eppure si trattava per lo più di persone povere dal punto di vista umano, oppure profondamente insoddisfatte, depresse. Invece le persone che aveva conosciuto in India “mi avevano fatto scoprire qualcosa di più, che mi attirava verso quei maestri tibetani; il loro modo di esistere sembrava essere il riflesso di quello che insegnavano.” C’è un grande bisogno di verità e di perfezione in lui, mentre Plutone in I casa legato alla Luna amplifica la sua percezione ed inevitabilmente anche la sua capacità di cogliere nelle persone tutto quello si trova sotto l’apparenza, tutto quello che è nascosto, inaccettabile, manipolativo, distruttivo.

 

Il 1972  rappresenta l’anno del grande cambiamento, dopo aver completato con grande successo la sua carriera di studente ed adempiuto così ai doveri di figlio, decide di cambiare vita e intraprende la via del buddhismo. Urano, pianeta governatore del suo Sole e simbolo del Risveglio, lo accompagna  durante quell’anno transitando in III casa e facendo via via aspetti con Urano radicale, con Marte e Saturno, arrivando a congiungersi al Fondo Cielo in Bilancia: è un vero terremoto, un taglio con i condizionamenti familiari ed un contatto con la propria verità interna, con la propria anima. Il suo Sole in VII casa, congiunto a Venere e Mercurio in VIII, lo chiamava ad una scelta che lo avrebbe condotto ad una grande trasformazione di sé, inoltre il trigono con Giove in IV descriveva il suo interesse per altre culture, per altre filosofie di vita destinate a diventare la sua nuova radice.  Scrive Ricard: “ …i maestri tibetani non cercano di elaborare una dottrina, bensì di essere i depositari fedeli e devoti di una tradizione millenaria. Comunque sia, per me era consolante vedere che esisteva ancora una TRADIZIONE VIVENTE, accessibile, offerta in un’esposizione di cose belle. Dopo un viaggio intellettuale nei libri, potevo ora intraprendere un viaggio vero.” Urano entra infatti l’anno successivo nella IV casa, congiungendosi a Giove a formando un trigono con Sole, Venere e Mercurio, segnando il tempo del cambiamento e della trasformazione, ma anche una sorta di ritrovamento di un senso di appartenenza che ‘a casa’ non aveva mai provato. L’antichissima cultura tibetana poteva forse soddisfare finalmente il suo bisogno di sconosciuto e di tradizionale insieme (Giove e la IV casa), di nuovo e di immutabile (il Sole acquario, la Luna in Leone). Ma soprattutto aveva trovato un maestro, un guru in Kangyur Rinpoche, ed in fondo era proprio quello che Ricard andava cercando da tempo. Nel tema progresso il Sole era appena entrato nella IX casa in Pesci, confermando il momento di magico contatto con la propria vocazione.

 

Studia per anni con grandi maestri, e dopo aver conosciuto il Dalai Lama nel 1989 ne diventa amico e Consigliere. Il transito più importante, in quella fase, è quello di Plutone in trigono a Marte in XII, e questo può far riflettere….Anche la progressione più importante parla lo stesso linguaggio, il Sole progredendo è arrivato in Ariete e sta formando un perfetto trigono a Plutone. Da un lato possiamo considerare che a suo modo Ricard, dopo un lungo percorso esclusivamente spirituale, è diventato anche un combattente: ora lotta con il suo “popolo di adozione” (diverso, straniero, come raccontava Giove in IV ed il Sole Acquario) per far vivere la speranza di salvare la loro straordinaria cultura e di restituire loro l’indipendenza, la libertà. E’ diventato anche la loro voce, oltre che traduttore in francese del Dalai Lama (anche questo un compito molto gioviale…), per far conoscere la loro storia nel mondo, per smuovere le coscienze collettive ed adempiere così anche al suo compito sociale. Indubbiamente il passaggio di Plutone deve aver corrisposto ad una nuova sfida rispetto alla gestione delle sue energie più profonde ed istintive e rispetto al suo rapporto col potere; ma Plutone è anche un simbolo della ricchezza che si può ottenere una volta che è terminato il processo di trasformazione e di perdita, è simbolo della luce che può derivare da una nuova consapevolezza. Inoltre Plutone sta andando inevitabilmente a lavorare anche su Saturno radicale, che è congiunto a Marte, facendo pensare alla conquista di una grande padronanza, di un grande carisma derivante dalla capacità acquisita di padroneggiare sia il proprio mondo interiore che il mondo esterno. La conferma di tutto questo la vedo anche nella contemporanea e importantissima progressione di Venere, che nel 1989 è andata a raggiungere il M.C. in opposizione a Giove retrogrado: sembra illuminare il suo interesse amorevole per il mondo, ma segnala anche la nuova visibilità della sua immagine.

 

La conquista della felicità

 

Trovo molto interessante il fatto che quando il Sole progresso ha cominciato l’opposizione a Giove progresso (che è retrogrado, a 22° di Bilancia) abbiano preso il via gli studi su Ricard e sulla plasticità del suo cervello presso l’Università statunitense e che con il Sole a 27° di Ariete, che chiudeva l’opposizione con Giove radicale a 27° di Bilancia, nel 2007, si sia parlato di lui come dell’uomo più “felice” del mondo…..Da un punto di vista simbolico in effetti è come se le potenzialità insite nel trigono natale tra il Sole e Giove fossero andate a produrre la fase di massima espansione possibile, oltre che di massima visibilità. Da un altro punto di vista potremmo dire che si sono manifestate anche, e con grande chiarezza, le conseguenze della scelta compiuta diventando monaco, andando quindi verso una direzione di crescita più spirituale che mondana: è questa la strada che  ad un certo punto della sua vita gli è sembrata più efficace per cercare di comprendere la natura dei suoi conflitti dolorosi e per andare oltre, cambiando il livello su cui affrontarli, trasformando se stesso.

Secondo Ricard l’origine principale dell’infelicità non è negli avvenimenti che dobbiamo affrontare ma nelle frustrazioni che non sappiamo gestire e che sono invece origine di sentimenti negativi (quanto ingiustificati) verso le altre persone che ci circondano. Lavorare sulla propria percezione delle cose, afferma, significa “vedere” la vita in maniera diversa, essere meno vulnerabili a quello che succede, dare un significato sia ai successi che ai fallimenti perché entrambi possono portarci a produrre dei miglioramenti. Questa e’ la felicità. “Non si distoglie lo sguardo dalla sofferenza, se ne cerca il rimedio e la si trascende”. Cosa c’è di più gioviale di questa visione della vita? E’ stato il Dalai Lama a suggerire di utilizzare Ricard per gli esperimenti sulla plasticità del cervello, forse con la sua saggezza sapeva che sarebbe diventato in quel modo un faro in grado di illuminare con il suo messaggio il percorso migliore per la nuova umanità.

 

Bibliografia: Jean-Francois Revel, Matthieu Ricard « Il monaco ed il filosofo »  Tea Edizioni

 

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