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L'ombra del guerriero

L’ombra del guerriero

Relazione dell’intervento al Convegno di Eridanoschool del 2011: “L’energia di Marte”

L’argomento del mio intervento riguarda Marte, il guerriero per antonomasia, con alcune riflessioni sul significato dei suoi due domicili tradizionali nello Zodiaco, quello in Ariete e quello in Scorpione. Ma dopo aver scritto il titolo mi sono accorta che ‘l’ombra del guerriero’ è stato anche il titolo di un famoso film di Akira Kurosawa, ‘Kagemusha’, uscito nel 1980. Protagonista è un sosia che trova apparentemente la sua forza nell’indossare i panni di un potente guerriero morto; riesce perfettamente ad ingannare gli amici del guerriero, i suoi soldati, le sue concubine fino a perdere sempre più contatto con se stesso, la sua maschera si impadronisce di lui in una crisi d’identità che lo porta alla distruzione quando emerge la verità.

 

Ogni pianeta esprime una funzione importante nella psiche umana e nel collettivo. Marte, che occupa l’ambito dell’istinto aggressivo con funzioni di conquista e difesa, è prima di tutto addetto alla sopravvivenza fisica e quindi anche all’affermazione di sé nel proprio territorio. E’  la forza che spinge ad aggredire e a conquistare lo spazio che serve per esprimersi nel mondo, ponendo il tema del confine del territorio altrui ed il limite delle proprie risorse oltre che della gestione delle conseguenze della propria azione.

E’ un pianeta personale, profondamente legato all’identità. Se la persona non ha ben chiaro chi è e cosa vuole, di cosa ha bisogno ma anche quali sono i suoi confini non sarà facile usare bene la sua energia marziale e tenderà a manifestare un’iperaggressività oppure delle carenze aggressive con diversi tipi di problemi. L’espressione piena e completa di Marte è quindi necessariamente collegata all’espressione piena e completa della personalità, trasformandosi allora in conoscenza ed uso di una forza istintiva che ha il compito di rendere efficace l’azione.

Se Marte esprime una funzione psichica, c’è da domandarsi se questa funzione abbia un’unica modalità per esprimersi oppure se lo Zodiaco si sia incaricato di darci l’informazione di come questa funzione, oltre ad una modalità ed una forma ‘maschile’ privilegiata per esprimersi, una forma fallica tanto per intendersi, ne contempli anche un’altra più ‘femminile’ per farlo. Questo ragionamento può essere fatto per ogni pianeta/funzione, ma in questa sede cercherò di sviluppare il discorso che riguarda Marte.

Marte nel suo domicilio diurno in Ariete sembra appoggiare perfettamente la nascita e lo sviluppo dell’Io solare, è rapido, offre coraggio per uscire nella vita e per affrontare la battaglia per la sopravvivenza, per vincere le paure che tratterrebbero dall’osare ogni azione che permetta una possibilità di crescere e quindi di sperimentare, osando nuove imprese. Indubbiamente si presta a descrivere anche quel corredo di caratteristiche che sono servite al genere umano per garantire la conservazione della specie, attraverso forza fisica, reattività muscolare e capacità rapida di attivare iniziative per dominare nel migliore dei modi l’ambiente e per superare i pericoli che di volta in volta incombevano minacciosi. Questa pulsione aggressiva è sicuramente stata utile e determinante per l’evoluzione dell’uomo, ha servito il suo signore sul piano collettivo così come ha cercato di farlo sul piano individuale.

E’ un Marte guerriero programmato per sostenere i progetti solari, anche se il problema di questo Marte sembra quello di dover dimostrare di essere il migliore, il primo, il vincente…. sull’altro, naturalmente. Sappiamo tutti bene come il mito greco ci abbia raccontato le cose, Marte doveva incontrare Venere, signora della Bilancia, per poter trovare un po’ di pace, una pace peraltro che arrivava dopo la soddisfazione della passione erotica (che troviamo in casa V, governata del Sole). Per il resto, l’interesse principale di Marte erano i nemici da combattere.

Per molto tempo le donne si sono identificate prevalentemente nella Luna, con gravi problemi di dipendenza dalla protezione esercitata dal maschile di cui hanno subito il potere ed è come se si fossero progressivamente allontanate dalla capacità di agire la propria forza. Possiamo dire che nella lunga fase patriarcale si è impostata una costante valorizzazione dell’aggressività maschile con una progressiva rimozione dell’aggressività femminile e della capacità delle donne di affiancare gli uomini con pari forza nel pensare al mondo a cui si voleva dar vita. Probabilmente il modello di sviluppo perseguito ha avuto un suo senso ed una sua efficacia nella fase in cui l’essere umano doveva difendersi costantemente dai pericoli della natura selvaggia, ma poi è come se fosse stato incapace di  aprirsi ad un nuovo modello – o forse i tempi non erano maturi - ed un nuovo modello si potrà sviluppare solo dopo l’attraversamento di una crisi profonda.

Dall’inizio del ‘900 le donne hanno cominciato a vivere la propria parte solare dell’identità, conquistando via via, in gran parte della Terra, diritti civili, accesso all’istruzione, possibilità di controllo delle gravidanze e quindi di libertà sessuale. Hanno combattuto ed hanno conquistato, quindi hanno cominciato ad usare in qualche modo la loro aggressività, che ha sostenuto le loro ambizioni di tener testa agli uomini ed essere loro pari, uguali, ma ci si sta accorgendo che i prezzi sono molto alti nelle relazioni e che, soprattutto, il mondo non si sta trasformando in un posto migliore di prima. Oggi sta emergendo con evidenza il problema di trovare una nuova forma per esprimere l’aggressività femminile, una forma che integri la possibilità di agire nel mondo, prendendosi la responsabilità di partecipare alle decisioni collettive, quelle che dirigono la “barca umanità” decidendo come distribuire le risorse, dove indirizzare la ricerca, come regolare le relazioni trai i popoli, quali modelli finanziari adottare e che tipo di sviluppo perseguire. Perché la collettività sta vivendo una crisi drammatica, conseguenza di un modello di sviluppo iperaggressivo di impostazione maschile, che l’avvento (seppur timido) delle donne al potere non sembra aver minimamente scalfito. Ma forse deve essere affrontato il problema di una nuova identità femminile, che sia l’evoluzione di quella precedente sacrificata e vittimizzata senza essere una copia conforme, tragicamente sofferente, di quella maschile. La fase patriarcale sembra aver esaurito i suoi obiettivi e l’umanità ha bisogno di ricevere un contributo per poter accedere ad una fase nuova.

L’aggressività femminile

Il mito greco ci racconta delle amazzoni, donne guerriere che vivevano pienamente la forma di Marte in Ariete (l’archeologa Davis-Kimball ha recentemente trovato le tracce della loro reale esistenza), esprimendo l’autonomia femminile conquistata con  la spada; il prezzo è quello della mutilazione del corpo, il taglio del seno simbolicamente lunare, ed infatti il prezzo successivo è la divisione dal maschile: si incontravano una volta all’anno con un gruppo di guerrieri al fine di procreare e poi dividevano i figli che nascevano, loro tenevano le bambine e consegnavano i figli maschi ai guerrieri. Ma questa soluzione evolutiva non si è dimostrata adatta ed infatti ha portato alla loro dissoluzione: la separazione non può portare a crescita, a sviluppo, a miglioramento.

Il patriarcato si è affermato in modo sempre più deciso, l’aggressività maschile  è risultata vincente dal punto di vista collettivo ed il mondo femminile ha accettato questa supremazia. Marte ha fatto il braccio prepotente e sempre bisognoso di nuove conquiste, sopraffacendo l’altro, il diverso, il più debole, molto spesso il mondo femminile stesso, appena cercava una sua forma di affrancamento. Ma naturalmente Marte è stata anche la forza di risollevarsi di ogni sconfitto, la spinta a sopravvivere ed a cercare di difendersi meglio, la ricerca incessante di uno spazio nuovo e migliore ed è solo la sua degenerazione che porta alla violenza ed alle guerre, perché in Marte c’è lo spirito competitivo, che di per sé non è distruttivo. La distruttività è sempre emersa con l’insicurezza e la paura.

Marte è quella parte dell’istinto che cerca di combattere e di sconfiggere la paura. Ed è proprio la paura che schiaccia nell’ombra contenuti sempre più grandi fino ad alimentare la distruttività. Il bisogno di sentirsi superiori al nemico, all’altro, al diverso è di per sé un bisogno che alimenta l’ombra, mentre dalla consapevolezza della diversità e della ricchezza che viene dalla coesistenza nascono nuove possibilità di vita. Conosciamo da sempre, come esseri umani, la violenza come strumento per imporre il bene, la luce, quello che ci salverà e che ci darà più garanzie di poter esistere! Il rischio del portatore di luce è di sentirsi legittimato ad entrare con l’aggressività nel territorio dell’altro, nella sua casa, nella sua intimità senza rispettare il confine della sua vita. Quando l’uomo ha affrontato nuove sfide, quando ha fatto nuove scoperte ha però sempre portato se stesso in quel mondo, con le proprie idee e le proprie convinzioni di essere quello che detiene lo scettro della conoscenza e della giustizia, ha portato l’idea che il suo bagaglio culturale fosse la massima e migliore rielaborazione della realtà e quello che incontrava di diverso poteva essere spazzato via. L’America, la Luna, la scoperta dell’energia atomica, quella dell’ingegneria genetica, tutto è stato affrontato nello stesso modo marziale. Ed il mondo di oggi non è altro che una rielaborazione sofisticata del mondo dell’antichità di impostazione patriarcale, dove quanto non viene conquistato direttamente viene comunque omologato e il potere viene esercitato in modo spudoratamente aggressivo e asservito allo sfruttamento per un arricchimento personale, che non tiene in alcun modo conto né del rispetto (per la natura, per l’altro, per l’esistenza di un equilibrio necessario) né delle conseguenze nel futuro, perché manca di immaginazione.

Sembra completamente mancata la capacità di accogliere, una capacità molto femminile. La pulsione ad accogliere fa parte dell’istintualità femminile e si esprime nella sessualità ma anche nella capacità di accogliere dentro di sé la nuova vita, con stupore, con amore e con rispetto. Ma questa rischia di essere la metafora del paradiso terrestre, una visione ingenua che mi ricorda la storia dei nativi indiani d’America che accolsero gli Inglesi senza immaginare di avere a che fare con l’arrivo di un ciclone aggressivo e predatorio. E forse viene agita la parte della natura femminile che si aspetta di essere protetta: dalla Grande Madre, da un Dio Padre, da qualcun altro perché ancora deve conoscere qualcosa di sé, della sua forza e del suo destino.

Marte nel suo domicilio notturno in Scorpione e nella cosignificante casa VIII, nel regno di Ade, deve simbolicamente incontrare la verità su di sé, la fonte della propria rabbia che ha accompagnato la sensazione di forza, la fine di ogni illusione di essere il migliore, di essere unicamente l’eroe puro e soprattutto di non conoscere la paura. E’ un processo in cui deve conoscere la solitudine, il freddo e l’impantanamento. L’acqua qui è appunto quella dello Scorpione, carica di memoria emotiva di quanto la coscienza ha rimosso perché inaccettabile, difficile, doloroso, disperante, schiacciante, mostruoso, velenoso. Ciascuna vittima, ciascun torturato o stuprato o massacrato ha depositato qui il proprio fardello. Nel regno dell’ombra non rimane che prendere faticosamente coscienza che il nemico fa parte di sé ed è il proprio compagno oscuro da moltissimo tempo, un carico pesante che ormai impedisce ogni possibilità di movimento. E’ un sacco (per dirla come Robert Bly) che si è riempito da generazioni e generazioni, che contiene i fallimenti e le disfatte collettive, i sensi di colpa e le paure che rendono dense e nere le nostre ombre e precaria l’identità. Ed è proprio una trasformazione dell’identità che vorrebbe e che permette lo Scorpione: Marte e Plutone da qui formano una quadratura al Sole/Leone, chiedono di non soddisfare solo l’Io e le sue pulsioni di sopravvivenza ed il suo egocentrismo, il desiderio è fortissimo ma sembra raggiungere un limite, viene bloccato, sperimenta la frustrazione di un potere più grande di sé, la fine di ogni illusione di onnipotenza fino a sentire la necessità di trovare una soluzione nuova.

Non è solo questione di conoscere la verità per punire, per agire la rabbia e fare giustizia, qui bisogna prendere coscienza del male, della paura, dei contenuti dell’ombra e costruire una nuova intenzione che tenga le briglie dell’azione, per prevenire le ricadute nei vecchi solchi e per dare una forma nuova al futuro, una forma possibile simbolicamente al Medium Coeli/Capricorno. Gli eventi del passato non sono isolati tra di loro e soprattutto non sono spariti nell’oblio, la loro trama è nel sacco della storia come memoria collettiva.

Ogni crisi porta sempre con sé una paura enorme, che rischia di essere un veleno paralizzante; eppure lo Scorpione invita ad andare in fondo, a ritrovare il valore nell’essenza, ad incontrare il mostro ed a portarlo alla luce prima di ucciderlo, per permettere la sua trasformazione. Rappresenta il coraggio di non agire la violenza, di andare avanti fino a trovare il valore dell’essere umano.

La giustizia come vendetta è carica di ombra che separa e genera altra ingiustizia ed altra violenza, mentre l’ombra si può dissolvere solo con l’intenzione di dare vita ad una nuova possibilità, che tenga conto degli errori precedenti, che ne tenga memoria. Il balsamo per il dolore, per la sofferenza e per la paura è la compassione per il passato ed il desiderio di creare nuova vita. La saggezza femminile in questo senso è portatrice di luce, non solo di amore.

Zeus nel mito vive una fase da guerriero, quando combatte per dieci anni contro Crono per togliergli il potere. Dopo la vittoria potrebbe comportarsi da nuovo despota accentratore ma si manifesta subito l’ombra della paura che potrebbe dirigere le sue azioni, sente il consiglio di Metis dentro i sé e lo ascolta: accetta di dividere il suo regno con l’ombra stessa, il nemico (il fratello Ade) e per farlo non invita la giustizia ma Poseidone, quel Nettuno che comporta sentire i sentimenti degli altri e tenerne conto. In termini astrologici si riconcilia con le divinità dell’acqua, con i signori dello Scorpione e dei Pesci e stabilisce un patto con loro.

Come sempre, i simboli astrologici ci possono accompagnare alla comprensione del passato ed all’individuazione dei futuri possibili. Marte dall’Ariete appoggia facilmente il Sole/Leone e Giove/Sagittario e sa portare energia e capacità d’azione agli obiettivi che la coscienza (dell’Io e quella collettiva) decide di porsi. Marte dallo Scorpione, invece, appoggia la Luna/Cancro e Nettuno/Pesci sicuramente con meno facilità, ma da ombra del guerriero può trasformarsi in guerriero che non teme le ombre, perché le ha visitate e trae forza dalla memoria collettiva e personale.

Questa immagine mi porta a considerare che nel Marte in Scorpione si nasconda l’idea di una forma femminile dell’aggressività che deve essere scoperta, ripulita dalle scorie del passato, rivalutata e ricollegata alla parte femminile dell’identità, che potrà incorporare un senso di forza e di potere, simbolicamente connesso con l’integrazione dell’asse Toro/Scorpione. Mercurio esaltato in Scorpione sembra presiedere questo potenziale alchemico, offrendo alla mente le preziose informazioni derivanti dalla comprensione delle prospettive vitali e creative che si aprono dall’unione tra maschile e femminile nel territorio dell’Ade, usando lucidità e capacità di elevazione, consentendo di cambiare lo schema di relazione. Con questo non intendo dire che Marte in Scorpione sia femminile, ma che la forma che Marte assume in Scorpione ci racconta del passaggio evolutivo che deve fare il femminile per diventare cosciente di una sua forza specifica e diversa, per mettere il coraggio davanti alla paura, affrontando il senso di impotenza di cui è carico il suo passato, diventando così capace di costruire il mondo che desidera e che sente possibile.

Nel regno di Ade, ci racconta ancora il mito, Kore diventa Persefone. La Luna in Cancro nel suo simbolo di bisogno di protezione, di amore materno, incondizionato e sconfinato, che tutto sa nutrire ma che trattiene nell’infanzia perenne e priva di potere, diventa consapevole della sua vera identità. Non è Afrodite che incontra Ares alla luce del sole, è il racconto di un diverso processo che deve portare all’integrazione di qualcosa di nuovo, al superamento della dipendenza che impedisce di usare la propria forza personale e di conoscere e padroneggiare la propria identità intera, fatta della parte luce e della parte ombra. Infatti da questa consapevolezza emerge la Persefone capace di vivere la sua dualità, sei mesi in compagnia della madre Demetra e sei mesi nel suo ruolo di regina dell’Ade, scegliendo di non rinunciare alla luce (ed alla capacità di dare vita) e di non rinunciare all’ombra (ed alla possibilità di avere potere su di sé, sulla sua forza e sulla sua sessualità e sul suo destino nel mondo). Onorando questa dualità sfuma la necessità dell’ombra di trasformarsi in potere violento sull’altro e quindi, per Ade, di stuprare la giovane ed inconscia Kore. La forza istintuale viene riconosciuta ed incanalata ed il potere condiviso da maschile e femminile permette una nuova visione della vita e contemporaneamente della morte. Il mito racconta che solo a quel punto è possibile l’accesso al mondo transpersonale, un accesso segreto che deve rimanere riservato agli iniziati nei riti eleusini, perché si tratta di un potere ancora da conquistare a livello collettivo.

Il passaggio nell’ombra

Nello Scorpione avviene un processo che può essere governato fino ad un certo punto, il senso della crisi che avviene a questo livello è dato dall’essere arrivati al limite, al punto in cui  ‘non è più possibile avere le possibilità di prima’. Ci si trova a sperimentare la mancanza di controllo. C’è di mezzo la morte, infatti, e nel regno di Ade non c’è posto per nessun bagaglio, neanche a mano. Inanna ha dovuto lasciare gioielli, abiti, illusioni di bontà ed amore come fonte di protezione. Kore ha dovuto lasciare la sua Demetra onnipresente e rassicurante. Ed oggi sembra che all’umanità venga chiesto di lasciar morire un modello di relazione patriarcale con il mondo e di affrontare una grande crisi. E’ in crisi la relazione dell’uomo con l’ambiente, è in crisi la relazione dell’uomo con l’altro uomo e naturalmente è in profonda crisi la relazione dell’uomo con la donna. L’esasperazione a cui porta la situazione di crisi alimenta come non mai le paure. La speranza è che l’attuale crisi economica mondiale finisca e che tutto torni come prima, dimenticando però che il ‘prima’, a differenza di tutte le altre volte, ci vede immersi in una ‘fossa biologica’ con i problemi  climatici, con quelli energetici, con quelli delle risorse, con quelli della fame ecc. ecc.   La sensazione è che i ponti dietro di noi siano saltati.

Ritengo che l’era dell’Acquario porti con sé la necessità di fare i conti con le conseguenze di un avanzare nella vita e nel mondo senza tener conto di un progetto globale e di provvedere all’elaborazione di un nuovo rapporto politico tra produzione e ricchezza, ma soprattutto tra l’Io e l’Altro.

Come il compito dell’Ariete è quello di integrare la sua parte femminile, così Marte in questa crisi globale deve quindi trovare la sua ‘forma femminile’, una forma che deve dar vita e forza ad un nuovo modello di società. Questo potrà nascere  sotto il segno del Capricorno, un segno che ha l’incarico di gestire la transizione (il periodo più difficile e rischioso) e di portare ad una nuova legge (il domicilio di Saturno accompagna l’esaltazione di Marte ), con azioni sociali e politiche intraprese da uomini e donne, integrando pensiero e capacità di azione maschile e femminile, acquisendo quella consapevolezza di sé, quella fiducia nella propria fonte interna di energia per dar vita a quella trasformazione prima psicologica e poi sociale che è urgente per cambiare la visione del mondo ed affrontare con speranza le trasformazioni che abbiamo davanti a noi. Il lungo transito di Plutone in Capricorno dovrà accompagnarci in questo processo essenziale.

Sono molte le donne Scorpione, o con Marte in Scorpione, o collegato a Plutone o comunque in VIII casa, che si trovano con una straordinaria spinta a conquistare posizioni di comando; forse sono loro quelle che avvertono prima delle altre la necessità di ricollegarsi al proprio potere personale, chiamate a fare pace col proprio femminile colmo di memorie frustranti e dolorose e col maschile che non è da punire e da combattere ma da affiancare, superando le ostilità e collaborando ad una nuova forma di crescita nella non violenza. Non come sosia, ombre dei loro partners, ma come nuove e potenti Persefoni, regine del proprio territorio cosciente ed inconscio.

 

Clara Tozzi, agosto 2011

 

Bibliografia

Marina Valcarenghi -  “L’aggressività femminile”

Jeannine Davis-Kimball – “Donne guerriere. Le sciamane delle vie della seta”

Elda Fossi – “Persefone"

Robert Bly – “Il piccolo libro dell’ombra”

 

 

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