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Nettuno e l'evoluzione della specie (Tiziana Ghirardini)

NETTUNO E L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE

Di Tiziana Ghirardini

 

Adrianda Cavadini, nel suo  prezioso libro “Principi  di astrologia medica” scrive:

 

Tutte le trasformazioni cerebrali e del sistema nervoso che hanno permesso la rapida evoluzione della specie umana , sono caratterizzate da proprietà nettuniane come la capacità di integrare nuovi processi nervosi, nuove informazioni ed acquisizioni, e di stratificare  sempre nuove strutture ricettive ed associative a livello dell’encefalo; questo deve essere dotato di caratteri plastici, dinamici, fluidi, di capacità mutagene e di metamorfosi

 

E’ interessante notare che secondo la cosiddetta Legge di Haeckel, (famoso zoologo, ecologo e filosofo tedesco fervente sostenitore di Charles Darwin – nato il 16 febbraio 1834 a Potsdam) l’evoluzione dell’individuo ricapitola l’evoluzione della specie: ciò significa che embrione e feto umani presentano caratteristiche via via simili a quelle dei pesci, poi degli anfibi, poi dei rettili e dei mammiferi.

 

Anche se questa teoria è stata recentemente sconfessata da alcuni importanti ricercatori, non vi è dubbio che le foto del feto alla quarta settimana di vita qualche suggestione  sulla somiglianza con i mondi acquatici ce la lasci (vedi foto 1), mentre alla 7° settimana sono evidenti mani e piedi palmati (Vedi foto 2)

 

Si può dire che in circa 3 settimane (dalla quinta alla settima), l’embrione ripercorre una storia di più di 3 miliardi di anni, dalle prime forme di vita, al momento in cui il tubo neuronale fece la sua comparsa, con i primi vertebrati, circa 500 milioni di anni fa. (Vedi foto 3)

 

A 5 settimane, in una estremità del tubo neurale, si originano 3 vescicole che formeranno le 3 parti principali del cervello: prosencefalo, mesencefalo e rombencefalo e cominciano ad apparire nervi e gangli nervosi.

 

Successivamente dal prosencefalo avranno origine telencefalo e diencefalo, che alla fine formeranno la corteccia cerebrale (attribuita dalla Cavadini al segno dei Pesci) E, mentre il mesencefalo rimarrà indiviso, dal rombencefalo si formeranno metencefalo e mielencefalo che a loro volta formeranno il cervelletto, il ponte di Varollo ed il midollo allungato.

 

E’ interessante notare che, secondo l’esperienza della Dott.ssa Michelle Bruyere, esperta di terapie vibrazionali e guarigione olistica, nonché mia insegnante, durante il lavoro di regressione effettuata su  donne incinte, fino al secondo mese di gravidanza è possibile “parlare” con l’Anima che si reincarnerà in quel bambino, egli è ancora a conoscenza del percorso globale della sua anima, del perché si incarna, di quali sono i nodi da sciogliere o i punti di forza che lo uniscono ai propri genitori. Viceversa, a circa 2 mesi di gravidanza la coscienza è già scesa, l’incarnazione ha preso veramente il via, ora l’essere che sta crescendo non ricorda più niente, possiamo solo “parlare” col feto ed avere notizie sulla sua salute, su come è il liquido amniotico, su cosa deve o non deve mangiare la madre e via di seguito.

 

La scienza ci conferma che già alla fine della quarta settimana, a 32 giorni, l’iniziale agglomerato indistinto di cellule, è diventano una miniatura invisibile ma praticamente perfetta. Le cellule iniziano a differenziarsi per creare i diversi organi e i diversi apparati si strutturano.

 

Anche l’evoluzione del cervello rispetta lo sviluppo filogenetico delle sue varie strutture, infatti lo si può considerare come una stratificazione e seguente inglobazione di 3 cervelli distinti che si sono fusi tra loro durante l’evoluzione dei vertebrati.

Il primo strato è rappresentato dal cervello primitivo o rettiliano ed é legato agli istinti primari, il secondo strato detto cervello libico o arcaico, sviluppatosi nei mammiferi superiori, arricchisce ed ingloba le funzioni del cervello rettile. Entrambi i cervelli costituiscono una formazione intracerebrale detta rinencefalo, che viene assegnata al segno dell’Ariete. E’ legato al corpo fisico, ai 5 sensi, all’istinto di sopravvivenza, al sistema nervoso autonomo.

La neocortecciaa, associata al segno dei Pesci, avvolge questi 2 cervelli, li integra e li coordina per utiilizzarne le funzioni a scopi più elevati.

 

Ritornando allo sviluppo del feto, il cervello si sviluppa ed ingrandisce di settimana in settimana, ma ancora più impressionante è la velocità di riproduzione delle cellule nervose. Poiché si stima che il cervello umano completamente sviluppato contenga 100 miliardi di neuroni, gli scienziati  hanno calcolato che nel cervello invia di sviluppo le cellule si riproducano ad una velocità superiore alle 250.000 unità al minuto

 

Le cellule basilari del sistema nervoso sono i neuroni. Essi dispongono di ramificazioni finissime, i dendriti, e di un lungo filamento, l’assone,  attraverso cui la cellula può trasmettere e ricevere gli impulsi nervosi.

Ogni neurone entra in comunicazione con gli altri, ricevendo informazioni tramite i dendriti, mentre trasmette informazioni ad altri neuroni generando segnali elettrici che si propagano lungo il suo assone e vengono trasformati in segnali chimici all’altezza delle sinapsi, che sono i punti di contatto tra i neuroni

Quando raggiunge le terminazioni dell’assone, l’impulso elettrico induce la liberazione di sostanze chimiche (neurotrasmettitori) che si legano ai recettori nella membrana della cellula ricevente: questo legame provoca un impulso elettrico, che a sua volte correrà lungo l’assone e ripeterà il processo all’infinito. Tale meccanismo è efficace e molto veloce poiché il passaggio elettrochimico dell’impulso richiede meno di un millesimo di secondo.

 

Ma ritorniamo ora agli inizi. Come si è formata la vita? La comparsa della vita sulla terra continua a rappresentare materia di studio per gli scienziati. Si sa solo che ad un certo punto qualcosa è cambiato e la terra ha iniziato ad ospitare qualcosa di diverso dalle rocce e dall’acqua.

I primi organismi sono apparsi sulla terra circa 3,5 – 4 miliardi di anni fa: si trattava di essere unicellulari ( proto-batteri) privi di membrana nucleare, cioè con il DNA nudo,  esposto all’ambiente esterno.

 

Poi, due miliardi e 600 milioni di anni fa, vi fu una rivoluzione biologica; alcuni tipi di alghe unicellulari, iniziarono a produrre ossigeno grazie ad un primitivo sistema di fotosintesi. Fino ad allora l’ossigeno era tossico per gli organismi viventi, e con il graduale aumento della sua presenza si verificò una selezione naturale, per cui sopravvissero solo quelle forme di vita che potevano sopportarne la presenza.

 

Un miliardo e 600 milioni di anni fa nacquero organismi cellulari dotati di una vera membrana nucleare e successivamente organismi pluricellulari. Infine, 700 milioni di anni fa, dopo una evoluzione di 3 miliardi di anni, apparvero forme di vita grandi abbastanza da poter essere osservate ad occhio nudo. Gli organismi acquatici sono divenuti sempre più complessi, sbarcando infine sulla terraferma e dando vita ad un immenso numero di specie viventi, fino ad ora ne sono state classificate circa 2 milioni, ma si stima che il loro numero possa arrivare a 50 milioni.

 

Nell’uomo le cellule sono circa 100.000 miliardi, variamente specializzate in tessuti ed organi.

Ciò che non è ancora chiaro agli scienziati  è come queste aggregazioni di cellule siano avvenute.

 

Paul Davies, famoso fisico dell’Università di Adelaide in Australia afferma:

“Il punto critico, non è come si siano formati tutti questi componenti, ma come possano essersi aggregate fisicamente fra loro. Siamo ancora lontani dal capire il segreto della vita.”

Nei 3 miliardi di anni di evoluzione le cellule individuali sono state gli unici abitanti del pianeta,

poi hanno aumentato la loro coscienza, si sono evolute e raggruppate per creare forme pluricellulari e formare nuovi organismi per rimanere in vita, specializzandosi sempre più, fino a creare gli organi. Ogni cellula è un essere intelligente, capace di sopravvivere per sé stessa, tanto che è oramai possibile per gli scienziati estrapolarne una parte, creare una coltura per formare un determinato organo.

 

Noi siamo un individuo, ma dal punto di vista citologico (delle cellule) siamo una sorta di cittadinanza, costituita da circa 100mila miliardi di cittadini unicellulari che collaborano tra di loro! Spingendoci oltre, siccome la quasi totalità delle cellule è costituita da organismi cellulari simili alle amebe che hanno sviluppato strategie di sopravvivenza mutuale, potremmo dire che noi siamo il risultato della coscienza collettiva delle amebe!

 

Ciò che per noi è interessante comprendere in questo momento è che se noi diamo nuove informazioni ad una cellula, essa le assume e trasmette le informazioni alle altre, modificando l’intero organismo.

 

Infatti nell’ultimo decennio la ricerca ha stabilito che la nostra matrice DNA trasmessa dai genitori alla nascita, non è immutabile. I geni non sono pertanto sinonimo di destino, ma fattori ambientali quali l’alimentazione, lo stress, le emozioni possono modificare i geni di base e tali modifiche possono essere trasmesse alle generazioni future.

 

Il punto è che, mentre all’inizio si pensava che il cervello delle cellule si trovasse nel nucleo, ora sappiamo che il nucleo in cui è contenuto il DNA è la parte riproduttiva, mentre il vero cervello delle cellule è rappresentato dalla membrana che è quella che interagisce con l’ambiente.

Ciò significa  che il DNA non controlla il funzionamento delle cellule, i geni non possono programmare in anticipo la vita delle cellule, perché ciò dipende dalla capacità delle cellule di adattarsi all’ambiente.

 

Ripeto, se noi diamo un’informazione ad una cellula, essa le assume e trasmette le informazioni alle altre.

Il Dott. Lipton, famoso ricercatore, scrive:

“ La membrana della cellula è un cristallo liquido, è un semiconduttore che contiene porti e canali. La cellula è come un computer:

-         il computer e la cellula sono programmabili

-         il programmatore delle cellule risiede all’esterno della cellula computer. L’uomo con la sua coscienza può programmare le cellule.

-         Possiamo dire che il nucleo (DNA) è una sorta di disco memoria che contiene le memorie del DNA e codifica proteine a doppia elica, mentre la membrana mette il controllo della nostra vita nelle nostre mani e non in un corpo di dati genetici che riceviamo alla nascita.”

 

Ciò significa che i nostri pensieri e le nostre emozioni ci permettono di cambiare la carica bioelettrica della cellula. Se sono sempre gli stessi nulla accade, mentre il cambiamento della qualità dei nostri pensieri ed emozioni rappresenta una evoluzione cosciente.

Il DNA produce aminoacidi essenziali, se nutriamo sentimenti positivi e creativi esso crea altri aminoacidi (ora ne abbiamo 20, ma potremmo arrivare a 64) ed attiviamo nuovi codoni.

 

Ad esempio, l’emozione della paura produce onde lunghe e lente, mentre l’emozione dell’amore produce un’onda più lunga e rapida. Se sovrapponiamo l’onda della paura sul DNA,  il numero di codoni attivato è molto basso, perché i punti non si intersecano. Le onde dell’amore invece, si sovrappongono molto a quelle del DNA, attivando quasi tutti i codoni.

 

Spero che fino ad ora le connessioni con Nettuno siano state evidenti anche se sottintese, ma per rafforzarle vi sottolineo che le cellule sono piene di acqua salata, uguale a quella che esiste negli oceani da cui è nata la vita, uguale a quella contenuta nel liquido amniotico.

 

Acqua degli oceani, regno di Nettuno. Abbiamo detto che le cellule sono piene di acqua, tanto che l’uomo adulto  è costituito per il 70% di acqua.

 

L’acqua reagisce enormemente alle informazioni che le vengono date. Le ricerche del Dott. MASARU EMOTO evidenziano che l’acqua forma cristalli diversi a seconda delle informazioni che riceve.

Reagisce alle parole positive formando cristalli perfetti e stupendi, mentre le parole negative portano a non formare cristalli, ma solo ad aggregazioni disarmoniche. (Vedi dis. 4)

Le parole che danno la migliore informazione possibile sono GRAZIE ed AMORE.

 

 

Il 19 ottobre 2004 nella grande sala del monastero Buddista di Dharamsala, nell’India del Nord, si è svolto un interessante incontro durato 5 giorni, alla presenza del Dalai Lama, di una dozzina di monaci buddisti e di 5 neuroscienziati occidentali. Al centro degli incontri, durati 5 giorni vi è stato il cervello.

Per decenni il dogma delle neuroscienze è stato che il cervello adulto è immutabile nella sua forma e nelle sue funzioni. Secondo i ricercatori si potevano creare nuove connessioni o modificarne altre, ma la funzione a loro attribuita durante la fase di sviluppo non poteva variare. Da tale assunto derivava poi una scarsa attenzione alla riabilitazione dei pazienti affetti da traumi cerebrali o da malattie psichiatriche. Si dava per scontato che se si erano creati collegamenti sbagliati non vi era nulla da fare: se il cervello era immutabile, lo erano anche il carattere, il benessere psicologico,  e le varie patologie dell’apprendimento.

 

Poi nel giro di pochi anni si è dimostrato che tale teoria era sbagliata, che nel cervello nulla è immutabile e che strutture e funzioni possono cambiare. In particolare si possono  espandere e rafforzare i circuiti molto usati e ridurre ed indebolire quelli poco usati. Ad esempio, ogni volta che impariamo un nuovo movimento ginnico o un passo di danza, questo apprendimento si riflette in un cambiamento fisico del cervello, che crea nuovi collegamenti nervosi, che portano al corpo le istruzioni su come fare quel movimento.

 

Ma ancora più importante da comprendere è che per sviluppare il cervello basta il pensiero. Durante l’esperimento a Dharamsala, vennero proiettate sulle pareti le immagini del cervello, mentre i monaci erano in meditazione.

Le immagini documentarono senza ombra di dubbio il potere che il pensiero ha sulla materia e sulle strutture del cervello.  Le scansioni del cervello rivelarono infatti la potenza dell’allenamento alle pratiche di meditazione buddista dei monaci tibetani con oltre 10.000 ore di meditazione sulla compassione.

La meditazione aveva modificato in modo straordinario i circuiti che coinvolgono l’amore materno (nucleo caudato), l’empatia (insula destra) e le sensazioni di gioia e felicità (corteccia prefrontale sinistra), tanto che queste aree erano nettamente più sviluppate nei monaci che nei novizi.

 

Volendo verificare la nuova teoria di persona, Alvaro Pascual Leone, neuroscienziato di Harvard a Boston, divise alcuni volontari in due gruppi. Al primo gruppo ha fatto eseguire un semplice esercizio al pianoforte per 2 ore al giorno e per 5 giorni consecutivi, mentre al secondo gruppo ha detto di non muovere le dita, ma di immaginare di eseguire l’esercizio alla tastiera.

Finito il periodo di allenamento, sottopose i 2 gruppi ad un esame diagnostico per immagini e si rese conto che l’area della corteccia motoria dedicata ai movimenti delle dita era aumentata sia in chi aveva effettivamente suonato il piano, sia in chi aveva solo immaginato di farlo.

 

Alla luce di tali evidenze la ricerca ha invertito la rotta e la parola chiave delle neuroscienze è divenuta “plasticità neuronale” o neuroplasticità. Plasticità: un termine caro a Nettuno!

 

Il riconoscimento da parte della scienza di tale realtà è fondamentale. E’ evidente che le possibilità di sviluppo del nostro cervello e di conseguenza dell’evoluzione della specie sono infinite. Ciò che forse non è ancora stato accettato a pieno dalla scienza è l’apporto fondamentale che tutte le tecniche di tipo nettuniano possono dare a tale sviluppo.  Parole come meditazione, immaginazione, visualizzazione creativa finora non avevano trovato grande seguito presso gli scienziati, che ora dovranno accettarle come le chiavi fondamentali per lo sviluppo e l’evoluzione.

 

Ma lo sviluppo e l’evoluzione potranno essere ancora più veloci se si comprende appieno la portata evolutiva delle pratiche spirituali. Infatti la meditazione, la recitazione di preghiere o di mantra non rappresentano un fattore di evoluzione solo personale ma anche collettiva.  Ora anche gli scienziati riconoscono con il termine di campi morfogenetici ciò che gli esoterici e gli orientali definivano “egregore” o forme pensiero.  Tali campi contengono e raggruppano tutti i pensieri, le emozioni, le emanazioni aventi la stessa natura vibratoria.

 

Ciò significa che migliaia di persone che pregano nello stesso momento, o meditano nello stesso momento in occasione di eventi spirituali importanti uniscono le loro potenti emanazioni in un unico grande campo morfogenetico, a cui nello stesso tempo possono attingere tutti coloro che vi si collegano attraverso la preghiera. La potenza di questa vibrazione di pace, di amore e di compassione viene quindi moltiplicata e propagata  a grandissima velocità, decuplicando le possibilità di evoluzione di ogni singolo individuo e di conseguenza di tutta l’umanità.

 

Ciò che ci auguriamo è che finalmente abbia termine la inutile e dannosa battaglia tra evoluzionismo e creazionismo, tra scienza e spiritualità, perché solo attraverso la loro piena accettazione e comprensione l’umanità potrà veramente evolvere in tutta la sua pienezza ed interezza.

 

 

Testi citati

- Principi di astrologia medica                        A. R. Cavadini      Ed. Hoepli

- Newton Speciale- Diario di 9 mesi                                                              Ed. Newton Multimedia

- Newton Speciale- Darwin e l’evoluzione                                                    Ed. Newton Multimedia

- Focus n. 176

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